giovedì 21 maggio 2009

Domani è un altro giorno

Tutti gli intellettuali della storia hanno riempito le pagine di molte opere, trattati e documenti con i loro pensieri e con le loro riflessioni. Ma questa produzione letteraria si è verificata dopo gli studi universitari. Questo testimonia che allora, come oggi, il tempo da dedicare alla riflessione di quanto studiato, all’osservazione della società e alla scrittura è veramente ridotto nel momento in cui ci si dedica con anima e corpo agli studi universitari.

E questo è veramente un peccato perché mai come in questi anni si sente il fervore delle idee e la passione per la scrittura. Una scrittura che sappia tradurre il sentimento in parole, una sorta di ispirazione e di desiderio innato di diffondere le riflessioni che, in questo modo, escono dalla sfera personale per essere gettate in pasto all’opinione pubblica. E il bello è che lo si fa volentieri.

Un universitario sfoglia un libro e si fa padrone della materia.

L’università prepara studenti che saranno futuri professionisti.

In quella disciplina si diventerà “dottore”, termine impegnativo, del quale, anche io, fatico a reggerne la portata. I giuristi medievali dicevano “doctor es peritus” per indicare l’autorevolezza di cui godevano i pareri dei più illuminati giuristi del tempo. Il cosiddetto principio di autorità.

Nelle prime righe della mia premessa ho enunciato la tesi che voglio dimostrare.

In questo periodo sento la mia testa frullare, macinare e metabolizzare un sacco di nozioni. Leggo e imparo, ripeto, acquisisco e possiedo. Provo quella sensazione di arricchimento, di pienezza. È meravigliosa. Per raggiungere questa sensazione ci vuole molto impegno e molta fatica, ma tutto sommato alla fine la soddisfazione arriva. E non consiste certo nella valutazione dell’esame.

Parlo della sincerità con sé stessi, la consapevolezza di aver fatto tutto il possibile, in modo onesto, coscienzioso, nella convinzione che tutto ciò che abbiamo acquisito ci servirà sicuramente.

Ma nel frattempo, tra una lezione e l’altra sarebbe bello poter trovare il tempo per buttare giù qualche riflessione. So che probabilmente non sono l’unica ad avvertire questa necessità: chissà quante teste frullano assieme alla mia, in aula studio o altrove. Chissà quanti talenti nascosti, quante idee da condividere, da realizzare insieme. L’ambiente universitario è l’apoteosi del pensiero! Ma per ora ci si limita ad assimilare, a succhiare nozioni come sanguisughe. Sono una ladra, rubo continuamente pensieri e riflessioni altrui, di questo filosofo o di quel giurista senza avere la possibilità di tappare la bocca a Rousseau o a Montesquieu e dire la mia.

Senza nulla togliere a personalità di così immensa importanza che hanno dato un contributo essenziale all’umanità…

Ma io vivo adesso, ho bisogno di fermarmi e di riflettere sul mio tempo, sulla mia realtà. Ho bisogno di produrre anch’io, di dire la mia e di interrogarmi proprio come hanno fatto loro, nel loro tempo.

Quanti dibattiti costruttivi, quante possibilità di “produrre” potrebbero esserci!

Sarebbe bello poter utilizzare un foglio in maniera diversa: abituarci tanto alla lettura quanto alla scrittura. La produzione letteraria significa molto: abitua alla coerenza, a saper utilizzare il linguaggio in maniera appropriata. Ma soprattutto impone la riflessione.

Finalmente essa, fissata in un foglio di carta, troverà uno spazio molto più dignitoso. Non più un angolino ristretto della mente, in una cella impietosa nella quale essa è costretta a vivere da monaca di clausura e perlopiù claustrofobica. La riflessione esce dalla testa e dalle sbarre di un pensiero personale e intimo che, incatenato com’è, non giova proprio a nessuno: la riflessione, con un triplo salto carpiato, si tuffa nel foglio.

Permettetemi la metafora del contadino che prepara il suo terreno alla semina. Così anche le “parole” con le quali si sviluppa la riflessione si sparpagliano nel foglio - ovviamente mantenendo una coerenza intrinseca data dalla concatenazione di un contiuum di concetti di senso compiuto- e prendono forma reale. Diventano semi fecondi, tangibili, leggibili. Le parole esprimono concetti che nascono nel momento in cui il lettore li sfiora con gli occhi e fioriscono nel momento in cui, nella sua mente, si radica una qualche forma primordiale di pensiero, seppur flebile ed embrionale. Ecco che il miracolo è avvenuto.

E studiando troppo la vita, il metodo e le teorie dei filosofi, finisco per imitarne lo stile: in queste righe non ho detto assolutamente nulla!

Avrei voluto raccontare a voi delle perplessità che scuotono il mio profe di diritto costituzionale in questi tempi: più che del panorama politico attuale, è sconcertato del fatto che un giorno spiega nozioni che il giorno seguente sono smentite, cambiate, cancellate, dichiarate false.

È preoccupato perché teme che noi studenti possiamo riscontrare una realtà diversa rispetto a quella descritta nel manuale.

Forse si tratta della storica differenza che attanaglia l’uomo in un problema eterno: la contrapposizione tra quello che “dovrebbe essere” e quello che invece “è effettivamente”.

Nessuno vuole che le situazioni rimangano immutabili e fossilizzate. Siamo aperti al cambiamento, al rinnovamento della società, dei tempi, della storia. Siamo convinti del fatto che quello che deve far paura non è il cambiamento di una norma, ma la sua violazione. Il fatto è che in questo caso è il cambiamento stesso che realizza una violazione; ed essa, in nome di questo preteso riformismo, viene considerata del tutto legittima.

Ma il problema è che ciò che viene messo in discussione sono i principi, i fondamenti, i pilastri. E qui, non c’è riforma che tenga. Questo intento non è dichiarato esplicitamente, ma è comunque chiaro, palese a chi riesce a fare un balzo in avanti; considerazioni di natura politica che viziano l’intero sistema.

Ho studiato e mi sono appassionata al manuale di diritto costituzionale: ma, osservando la realtà ho capito che:

· la Costituzione può essere cambiata a colpi di maggioranza: è conosciuta come un documento lungo, rigido e garantito ma si presenta invece malleabile in funzione delle necessità politiche del momento.

· I nostri Padri Costituenti erano tutti scemi. Hanno complicato le cose, apposta. In realtà le camere sono due perché così la legge “gioca a fare la navetta”. Le camere sono due per aumentare le lungaggini, non certo per garantire un dibattito più accurato, una discussione più attenta, una legge più pensata. Che birboni questi costituenti!

· Il parlamento è pletorico, inutile e controproducente. Ergo: la sovranità popolare è pletorica, inutile e controproducente.

· Mi hanno insegnato che il principio della separazione dei poteri è, insieme alla positivizzazione dei diritti fondamentali, uno dei pilastri dello stato costituzionale di diritto: in realtà, ho scoperto che il principio della separazione dei poteri è un concetto rimasto all’epoca dell’illuminismo francese. Montesquieu si rivolta nella tomba. Ora il potere legislativo è in mano al governo. La clausola “in caso di straordinaria necessità ed urgenza” è un concetto estremamente elastico.

· La figura del Presidente del Consiglio dei Ministri è così forte che incarna l’intero Governo, ne condiziona l’operato non per l’interesse generale, ma al solo fine di mantenere intatta la sua credibilità garantendo così la tenuta della governabilità.

· Dall’america vogliamo tutto: i Mc Donald’s, le cure mediche, ma non l’ impeachment, cioè lo stato d’accusa. Ho imparato che è un istituto giuridico col quale si prevede il rinvio a giudizio di titolari di cariche pubbliche, qualora abbiano commesso determinati illeciti nell'esercizio delle loro funzioni. Eppure qui in Italia sembra non attecchire proprio…

· Art. 50 Cost. La petizione come strumento di democrazia diretta è un istituto caduto completamente in desuetudine.

· I sindacati dormono sogni beati. Sono membri fantasmi del sistema politico.

· Il principio della democrazia rappresentativa non esiste. Nessuno si sente realmente rappresentato. Ma sono sicura che le veline hanno ottenuto finalmente la considerazione che meritano. Finalmente quando andranno a votare non dovranno più fare “a, bi bo, cosa voto non lo so!”: per essere sicure di mettere la croce sul simbolo giusto chiederanno ai mariti calciatori!

· Il voto non è più configurabile come un diritto: pochi ne sono consapevoli, pochi ne usufruiscono e pochi godono nel poter prendere parte alle decisioni politiche del Paese.

· Il sistema elettorale è il sistema che trasforma i voti in seggi: in realtà è un sistema che condiziona particolarmente l’esito delle elezioni. Il partito di maggioranza si sente legittimato a cambiare le regole del gioco quando e come vuole.

· In politica contano molto di più le parole dei fatti: una buona proprietà di linguaggio e già che ci siamo, una bella presenza, può garantire consensi in misura maggiore rispetto alla presentazione di un programma politico sensato incentrato sulle necessità reali del Paese.

· L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro, solo perché tutti hanno paura di Brunetta.

· I giudici sono la bocca della legge, ma diventano tutti estremisti di sinistra; quando fa comodo. La magistratura, da organismo autonomo e separato dal teatrino politico ora diventa magicamente oggetto di un’ipotetica riforma.

E con questo ho chiuso.

Finalmente sono riuscita a “sfogare le mie idee”, come facevano gli intellettuali. Ma forse la magia di intingere il pennino nella china rimarrà un piacere del passato.

Comunque le cose oggi stanno così. Ma Rossella O’ Hara diceva: “domani è un altro giorno”.

E pure Berlusconi.

venerdì 10 aprile 2009

...Pensiero

La mia stessa sensibilità finirà per uccidermi

giovedì 9 aprile 2009

Della Tortura...

Una strana conseguenza che necessariamente deriva dall'uso della tortura è che l'innocente è posto in peggiori condizioni che il reo; perchè se ambedue siano applicati al tormento il primo ha tutte e due le combinazioni contrarie perchè o confessa il delitto, ed è condannato, o è dichiarato innocente, ed ha sofferto una pena indebita; ma il reo ha un caso favorevole per se, cioè quando resistendo alla tortura con fermezza, deve essere assolto come innocente; ha cambiato una pena maggiore in una minore. Dunque l'innocente non può che perdere, e il colpevole guadagnare.

Cesare Beccaria, Dei delitti e delle pene 1764.

domenica 29 marzo 2009

Onorevoli Cazzate

Berlusconi va da Montezemolo sulla pista di Fiorano per
complimentarsi e pretende di fare un giro su una F1. Al primo giro
vola fuori pista ad alta
velocità. Partono i soccorsi dai box ma nel
campo vicino, del Berlusca nessuna traccia: nessun corpo da
soccorrere vicino all'auto!! Più in là un contadino con la vanga
dice: "Sembrava morto, quando mi sono avvicinato ha aperto gli occhi
e ha detto che non si era fatto niente, solo un grande spavento ...
ma conoscendo le cazzate che racconta l'ho
sepolto ugualmente!"

mercoledì 25 marzo 2009

Sono una cretina

Perchè l'università mi succhia così tanta energia?
Perchè non riesco più a dedicarmi alle cose che amo?
Perchè riesco a fregarmene delle ispirazioni che sento nell'anima?
Perchè il mio pensiero fisso si è ridotto a leggere, sottolineare, seguire, appuntare...?
Perchè sono intrappolata in una stanchezza lunga una settimana?
Perchè in questo semestre vado anche il venerdì?
Perchè non mi perdo nemmeno una lezione?
Perchè non mollo i libri e non mi metto a giocherellare con le rime?

perchè finirei per dire...

diritto --> stai un po' zitto
giurisprudenza --> ci vuole pazienza
legislatore --> è poco sognatore
codice civile --> per l'esame si fa servile
appunti --> spunti presunti
università --> tante avversità, molta diversità, porta a nervosità, qualche perplessità, ma è una necessità...

E che razza di poesia pensate che venga fuori?

Diceva il grande Fabrizio De Andrè:
"Fino ai 18 anni tutti scrivono poesie. Poi, passati i 18 anni, continuano a scrivere poesie solo due categorie di persone: i cretini e i poeti."

lunedì 16 marzo 2009

La dignità umana...

"Non posso rifiutare neanche al malvagio il rispetto che gli devo in quanto uomo, perchè il rispetto che gli è dovuto in quanto uomo non gli può essere tolto neanche se con i suoi atti se ne rende indegno" (Immanuel Kant)

"L'oppressore deve essere liberato così come l'oppresso. Un uomo che sottrae ad un altro la sua libertà è prigioniero dell'odio, è serrato dietro le sbarre del pregiudizio e della pochezza mentale. Sia l'oppresso che l'oppressore sono privati della loro umanità." (Nelson Mandela)

giovedì 12 marzo 2009

Prima il dovere...E dopo il dovere...Quanto amo i proverbi!

mi sono detta: vany, tu non sei una ragazza, sei una macchina!

e così questa sera mi detesto...
Lascio un'altra me alla scrivania a studiare...(è la vany che risponde al dovere, macchinamente, instancabilmente, diligentemente...)

e per consolarmi mi guardo su YouTube qualche video di Shakira
dove lei balla all'impazzata, nella sabbia, nel fango, nel mare, ovunque
e si muove e fa la pazza e io ho desiderato essere li dentro, al posto suo
e scatenarmi, poterlo fare...e far eslodere tutta la voglia che ho di vivere.

...un capello bianco a 19 anni?! eh?! aaaahh! Forse faccio come Benjamin Button e ringiovanisco...